Prodigiorum Beatae Mariae Virginis

prodigiorum-beatae-mariae-virginis

Il 9 luglio si celebra del festa “Prodigiorum Beatae Mariae Virginis” in memoria degli avvenimenti miracolosi che interessarono diverse icone mariane di Roma


Durante i miei itinerari romani mi capita spesso di passare davanti la cappella della Madonna dell’Archetto, nel Rione Trevi, considerata il santuario più piccolo al mondo. Qui si trova una bella immagine della Madonna, ritenuta miracolosa. Infatti, il 9 luglio 1796, la bella immagine prese a roteare gli occhi e non fu la sola icona mariana ad animarsi quel giorno. Sinceramente mi ero dimenticata di questa data.
In un caldo pomeriggio di luglio, mentre scorro la mia bacheca di instagram alla ricerca di un posto da consigliare agli amici, in visita a Roma, per il fine settimana, mi cade lo sguardo sulla foto che ritrae la cappella della Madonna dell’Archetto. Leggo la caption sotto la foto: «Oggi, 9 luglio, ricorre la memoria del miracolo della Madonna dell’Archetto». Faccio un salto sulla sedia! Caspita, è proprio oggi. Apro uno dei miei libri preferiti: “Roma santuario mariano” di Maurice Dejonghe. Con gli occhi scorro l’indice e trovo diversi paragrafi che parlano della Madonna dell’Archetto e delle icone mariane che, il 9 luglio, si sono animate.
Scopro che in quel giorno è stata istituita la festa Prodigiorum Beatae Mariae Virginis.

Mettetevi comodi, adesso vi racconto la storia.

La Santa Casa di Loreto interamente spogliata

Il 2 febbraio 1797, l’esercito pontificio venne sconfitto sul Ponte di Faenza e le armate Francesi invasero gli Stati Pontifici, entrarono in Ancona.

La Santa Casa di Loreto fu interamente spogliata, non restarono che le mura. La stessa effige miracolosa di Maria, sebbene soltanto di legno, fu rimossa dalla nicchia ed inviata al Direttorio, a Parigi.

Per esempio: la parte della cappella, detta il “Santo Camino”, era tutta ricoperta di argento purissimo; tra gli oggetti preziosi che conteneva, vi era la tavola d’argento dei nipoti di Sisto V; quella del principe di Vaudémont de Lorraine e un’altra donata da Marcantonio Colonna.

La nicchia dove era la statua della Santa Vergine era guarnita da lamine di oro; e intorno alla statua si trovavano 12 figure di fanciulli anch’essi d’oro. Vi si notava anche un angelo d’argento, il quale offriva alla Santa Vergine un fanciullo d’oro: questo era il dono fatto da Luigi XIII, re di Francia, in seguito alla nascita di Luigi il Grande, parecchi anni dopo un matrimonio sterile.

Innanzi alla statua brillavano 23 lampade d’oro puro; innumerevoli pietre preziose brillavano sui suoi abiti, ed enormi diamanti sulla testa e su quella del Bambino Gesù.

Tolentino: la pace ingannatrice

La pace di Tolentino venne firmata il 19 febbraio 1797. Si condanno il Papa a pagare l’enorme somma di 30 milioni di lire francesi. Tutti i manoscritti e gli oggetti d’arte richiesti l’anno precedente dovevano essere consegnati al più presto. Circa tre mesi dopo la conclusione della pace, il Governo Pontificio aveva pienamente ottemperato alle tiranniche condizioni cui aveva aderito. «Per soddisfare alle condizioni del Trattato, i santuari romani furono spogliati: l’oro dei calici e le sta tue dei musei “documenti imperituri dell’antica gloria italiana” passarono le Alpi» (Maurice Andrieux, Rome, collezione “Città e paesi”, Parigi, Fayard, 1960, 549).

Alcune stampe del tempo conservate in qualche museo di Roma e anche di Francia, ricordano questo ignominioso convoglio che avviò lo scandaloso bottino verso Parigi.

Ma il banditismo era appena cominciato. In effetti, come aggiunge Andrieux: «La pace di Tolentino non era altro che una pace ingannatrice. Il desiderio della Francia repubblicana era di abbattere il Governo del Papa».

Le lacrime della Madonna

La Vergine Maria non poteva restare indifferente di fronte a questi oltraggi inflitti alla Chiesa. Dall’entrata in Ancona di Napoleone, il popolo non parlava d’altro che del miracolo dell’animazione della Madonna di San Ciriaco. Napoleone si fece portare l’effige. Rimasto solo con la Madonna, successivamente all’incontro, restituì l’immagine miracolosa scortata da una guardia d’onore.

Prodigiorum Beatae Mariae Virginis

Il 9 luglio 1796, si sparse in Roma la voce che erano state viste parecchie immagini della Madonna nelle chiese e per le strade della città, levare e muovere gli occhi, alcune, addirittura, piangere, in segno di dolore e in presagio di mali futuri.

Questi prodigi durarono fino al mese di gennaio dell’anno seguente.

Le autorità ecclesiastiche ebbero tutto il tempo disponibile per controllarli rigorosamente. Pio VI ne fu cosí impressionato che ordinò immediatamente dei digiuni e delle processioni di penitenza, e fece predicare delle missioni nelle sei principali piazze di Roma. I processi giuridici attestarono la verità del prodigio per le seguenti effigie:

1) la Madonna dell’Archetto,
2) la Vergine Addolorata, nella chiesa degli Agonizzanti,
3) la Madonna, nel vicolo delle «Muratte»,
4) la Vergine Addolorata, a San Andrea delle Fratte,
5) l’Immacolata, a San Nicola dei Lorenesi,
6) la Vergine Addolorata, presso la Chiesa Nuova,
7) l’Immacolata, in San Silvestro in Capite,
8) l’Assunta, nella Chiesa Nuova,
9) S. Maria delle Grazie, nell’antica chiesa dell’ospedale della Consolazione,
10) S. Maria del Carmelo, a San Martino ai Monti,
11) la Vergine, nella piazza dell’Olmo, ora via delle Botteghe Oscure,
12) la Vergine, sotto l’Arco di Grottapinta,
13) la Madonna del Rosario, all’Arco delle Ciambelle,
14) la Vergine Addolorata, sulla piazza Madama,
15) la Madonna di Guadalupe, a San Nicola in Carcere,
16) la Vergine Addolorata, all’angolo della piazza del «Gesú».

Fonte: Maurice Dejonghe, Roma santuario mariano, Rocca San Casciano, 1970.

PER APPROFONDIRE: Itinerario mariano tra le chiese e i santuari di Roma

Per rimanere sempre aggiornati sui miei itinerari religiosi potete seguirmi su Facebook e su Instagram.

Rispondi

Torna in alto